Tricase Rugby, coach Taras: «Situazione difficile per i nostri bambini»
Rugby e campi da gioco, un rapporto complicato anche in quelle parti d’Italia in cui questo sport è diffuso da tempo, figurarsi nel sud Salento, dove il rugby manca quasi del tutto. Sì, quasi, perché una piccola eccezione c’è e si chiama Tricase Rugby, una realtà nata da pochi anni che, in collaborazione con il Rugby Trepuzzi, vuole crescere e diventare una squadra a tutti gli effetti. Il tutto partendo dal basso, dai bambini, per poi arrivare a creare il necessario interesse intorno a questo sport. Finora, bambini e anche adulti si sono allenati in uno spazio di terra di un privato cittadino, senza spogliatoi. Una situazione che impedisce la crescita degli atleti e della associazione stessa.
Questo lo sfogo di Dario Taras, responsabile del minirugby della società tricasina e allenatore dell’Under 18 del Trepuzzi: “Siamo in una situazione molto difficile, i bambini meritano di fare sport in un luogo sano e protetto, predisposto a tale scopo. Abbiamo fatto richiesta per poter utilizzare, compatibilmente con gli orari degli altri utenti della struttura, una parte del San Vito (lo stadio in cui gioca l’Atletico Tricase, la locale squadra di calcio che milita in promozione – ndr), ma ci è stata concessa solo una striscia di campo, alle spalle della porta, di dimensioni 20×10 da cui togliere un paio di metri per questioni di sicurezza, vista la prossimità ai pali della porta e alla fossa del salto in lungo. L’alternativa sarebbe il campo di Depressa (frazione di Tricase – ndr), da ristrutturare a nostre spese. Allo stato attuale contiamo su 15 bambini, una spesa simile, oltre ad essere insensata, è totalmente al di fuori delle nostre disponibilità. Nel rugby girano davvero pochissimi soldi, rispetto al calcio, ma anche rispetto agli altri sport cosiddetti minori. Ci è stato detto che il rugby rovina i campi, ma questo non è vero. Stando ai dati dell’agronomo che ha effettuato la perizia a San Siro in vista dell’ipotesi di ospitare gli AllBlacks nel Giuseppe Meazza, i tempi di recupero per il manto erboso dopo una partita di rugby si aggirano intorno alle 3-4 ore, meno di quanto serva per una partita di calcio. E stiamo parlando di atleti seniores di alto livello, con pesi corporei significativi, che fanno mischie e che usano tacchetti metallici di impatto notevole. Noi, invece, abbiamo 15 ragazzi di massimo 12 anni che giocano con scarpe da calcio, come i loro pari età calciatori, a cui, però, è concesso l’utilizzo del campo da gioco. I bambini che continueranno con questo sport avranno tempo e modo di sperimentare la sfortuna, ma anche il privilegio, di essere rugbisti in un Paese di calciatori, con tutto gli svantaggi economici e logistici del caso. Per adesso, sono solo bambini e meritano di giocare, come gli altri, su un campo vero, un campo da sentire come “casa” propria e da difendere quando si tratterà di giocare davvero.”
Giuseppe Prontera-In foto, i piccoli rugbisti del Tricase