Rugby’s Eye: un occhio sul rugby che piace alla gente
Rugby’s Eye è una pagina Facebook che in poco più di dieci mesi è riuscita a superare i 3.800 like. Noi abbiamo sentito il suo fondatore, Filippo Morandin, un ragazzo trevigiano di 16 anni con le idee ben chiare.
Perché nasce Rugby’s Eye?
Questo portale nasce dalla constatazione che il rugby, in Italia, ha un’attenzione mediatica insufficiente e, quindi, gli appassionati non hanno la possibilità di seguire questo sport se non nei rari eventi eccezionali in cui l’attenzione dei media nazionali si catalizza sugli azzurri o sulla Pro12. Rugby’s Eye è una pagina nata per passione meno di un anno fa e la gestisco quasi esclusivamente da solo. Non è associata a nessun sito o testata giornalistica e, quindi, non guadagno nulla da questa mia attività. Lo faccio solo per passione.
Perché seguire la tua pagina?
A me piace raccontare il rugby che piace alla gente: niente politica, niente questioni economiche, niente finanziamenti, nessuna crociata pro o contro la federazione. Il bello di questo sport è quello che succede in campo o nelle club house dopo le partite. Quello che succede ai piani alti non è più sport. A me piace raccontare il rugby giocato e dare visibilità alle squadre piccole e grandi che, tra mille difficoltà, cercano di portare avanti la passione per questa disciplina.
Come funziona Rugby’s Eye?
Rugby’s Eye è una sorta di bacheca per il rugby. I post sono quasi completamente scritti da me e riguardano il mondo del rugby in generale. Una delle cose più belle della pagina è, però, la possibilità per tutte le squadre che ne abbiano voglia di farsi vedere tramite un loro fotografo. Ho iniziato collaborando con pochi fotografi per le squadre dell’Eccellenza ma adesso sto cercando di estendere questa cosa a tutte le squadre d’Italia, dalla C2 alla Serie A. Il meccanismo è semplice, un fotografo che segue la squadra, che sia della società o un semplice tifoso, mi contatta e mi manda le foto delle varie partite e io le pubblico, senza giro di soldi o cose del genere. Semplicemente faccio vedere alla gente quello che è il rugby italiano, senza polemiche o critiche sterili. Parla il campo che alla fine è l’unica cosa che conta.
Giuseppe Prontera
In foto, Filippo Morandin con Vittorio Munari