Accademia Siculo-Calabra: bilanci e programmi. A colloquio con Pezzano e Cicciò
Procede il nostro viaggio nel pianeta rugbistico siciliano parlando dell’Accademia Federale. I nostri ospiti sono Salvo Pezzano, General Manager, e Tito Ciccio’, Head coach, che si alternano in modo “fisiologico” nel rispondere alle varie domande.
All’apertura del terzo anno accademico si può fare un primo bilancio.
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Dopo due anni di attività sul territorio – dice Pezzano – il bilancio non può che essere positivo, ben oltre le più rosee aspettative. Non parlo solo di risultati sul campo, peraltro ottimi, ma dell’impatto che la presenza dell’Accademia ha avuto sul rugby isolano. L’Accademia arriva in Sicilia in quello che si potrebbe definire l’anno zero del rugby isolano, l’anno in cui il rugby di alto livello era pressocchè sparito, con il ritiro di San Gregorio e Amatori dai campionati di serie A1 e A, per motivi economici. Sembrava il momento in cui potesse attecchire definitivamente l’idea di avere un rugby in Sicilia che “tirava a campare” . Ed invece la Federazione e Gavazzi lanciano una sfida importante e attivano in Sicilia, da sempre considerata (a torto direi, per certi versi) il terzo mondo del rugby, una Accademia Federale e ne collocano la sede a Catania. Ed ecco che l’idea di un rugby “stagnante” di colpo sparisce. Le società sentono un “vento nuovo”, i tecnici e i giocatori ancor di più. Oggi l’ingresso in Accademia è diventato uno stimolo per i giovani, che adesso toccano con mano cosa ciò significhi. Poter assistere agli allenamenti, agli incontri della squadra durante il campionato delle Accademie, seguire l’esempio comportamentale del proprio compagno di squadra che ha avuto il privilegio di essere ammesso in Accademia ha contribuito, e contribuisce, a diffondere un modello di sviluppo “diverso” e “completo”, teso alla formazione di “uomini” prima ancora che di atleti.
- In termini strettamente sportivi – interviene Cicciò- i risultati sono stati, senza ombra di dubbio, eccezionali. Al primo anno ben tre atleti, Failla, Barbuscia e Florio, hanno vestito la maglia della Nazionale under 18 per poi essere selezionati per l’Accademia under 19 di Parma. Licata e Rizzo hanno indossato quella della Nazionale under 17. Risultato bissato e superato nel secondo anno di attività: Licata, Pezzano e Incarbona in tour estivo con la Nazionale under 19 e, successivamente, selezionati per l’Accademia di Parma. E Arcadipane, Bognanni e Mistretta con la Nazionale under 18. Siamo certi che anche il terzo anno ci darà tante soddisfazioni. C’è un grande fermento attorno alla realtà siciliana e in tanti aspettano l’esplosione a livello internazionale di un “nuovo” Lo Cicero, nel senso di un atleta siciliano che difenda i colori azzurri al livello dell’illustre predecessore.
Quest’anno l’Accademia riunisce gli atleti nati nel 1998 nel 1999: come appare questa “annata” rispetto alle precedenti?
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Si tratta di un ottimo gruppo, molto omogeneo, che raccoglie i frutti dell’attività svolta dai centri di formazione in questi due anni; attività di ottimo livello coordinata dallo Staff dell’Accademia insieme a quello Regionale. – dice Pezzano
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La formazione del primo anno – aggiunge Ciccio’ – si basava su un blocco di giocatori che, per quanto formatisi in diverse società isolane e calabresi, giocavano insieme nell’under 18 del Cus Catania nel campionato d’elite; questa circostanza ha contribuito certamente a raggiungere in breve tempo una amalgama importante e a delineare delle leadership largamente riconosciute all’interno della compagine. La squadra del secondo anno, nonostante la “perdita” di pedine importanti, ha raggiunto risultati egualmente soddisfacenti, sia in termini sportivi (sul campo) che a livello di “obiettivi formativi” che sono, ricordiamolo, il primo parametro del quale tener conto. Quest’anno, in Accademia, si “incontrano” atleti che hanno giocato e si sono allenati insieme due anni fa nei centri di formazione e questa circostanza fa si che, già dal primo allenamento, si siano instaurati dei rapporti di cooperazione tra atleti “anziani” e quelli appena arrivati che ci fanno ben sperare. Insomma, si inizia a vedere il frutto di un progetto che parte dall’under 14 per arrivare all’Accademia, progetto che contribuisce alla crescita non solo degli atleti, ma anche dei tecnici.
- Mi piacerebbe sottolineare questo ultimo aspetto – aggiunge Pezzano. L’impatto che la presenza dell’Accademia ha avuto sulla formazione “sul campo” dei tecnici delle varie società è altissimo. Tutti possono, dietro semplice comunicazione ( e non autorizzazione) partecipare attivamente agli allenamenti dell’Accademia. Questo permette di trasmettere non solo “conoscenze”, ma anche un modello di struttura di allenamento. E’ chiaro che la singola società non può disporre delle risorse e degli strumenti in dotazione all’Accademia, ma può “importare” una idea e riprodurre, in piccolo, il modus operandi dello staff tecnico accademico. Svincolarsi dall’idea che i due allenamenti bastino per affrontare la partita o che la preparazione atletica vada inserita dopo una certa età e che debba essere lasciata alla libera gestione degli atleti è, ad esempio, un primo passo verso un cultura rugbistica proiettata verso il futuro.
E’ cambiato qualcosa nella struttura del campionato delle Accademie?
- No nessuna modifica alla struttura: incontri con le Accademie di Benevento e Roma e festival finale delle Accademie – a rispondere è Tito Cicciò. Mi piace sottolineare che, proprio allo scopo di non dare risalto al risultato sul campo, quest’anno non ci saranno nemmeno i comunicati ufficiali con i singoli risultati delle partite, non ci sarà classifica, non ci saranno “primi ed ultimi”. Il tutto perché sia chiaro che il messaggio è quello del raggiungimento di obiettivi di crescita umana e tecnica e non di risultati sportivi. Addirittura si prevede la possibilità di “prestare”” giocatori a compagini che abbiano problemi di numeri (circostanza improbabile, ma tuttavia possibile), a sottolineare ancor di più la portata “globale” del progetto Accademia
Molti si domandano “che fine fanno” gli atleti una volta usciti dall’Accademia. Cosa manca, secondo voi, in questo processo “formativo”?
- Al momento manca una squadra che disputi un campionato di alto livello, per cui quegli atleti che non vengono selezionati per l’Accademia di Parma possono al massimo aspirare a un campionato di serie B – dice Pezzano. Indubbiamente è necessario provare a tornare a calcare palcoscenici più prestigiosi, ma bisogna farlo con una pianificazione tecnica ed economica. In un periodo di vacche magre, con assenza totale di sponsor e i rubinetti dei fondi regionali ormai prosciugati, l’unica via è quelle di riunire le forze e andare avanti insieme. E qui vien fuori immediatamente un termine tanto di moda, ma del quale, a mio avviso, a tutti sfugge il significato: la franchigia. Così come alcuni anni fa, quando il Cus Catania under 18 conquistò il diritto di disputare il campionato di Elite, alcune società “visionarie e lungimiranti” decisero di dare ai propri atleti migliori la possibilità di misurarsi con avversari più forti, in questo anno che inizia vedono la luce alcune esperienze che possono essere considerate un nucleo primigenio di franchigia. Parlo del Siculorum Gymnasium che raggruppa al momento Amatori, Cus Catania, Unione Rugby delle ACI e che disputerà il campionato di serie B, parlo della Triskele che riunisce società di diverse province, e che disputerà un campionato under 18 regionale, e della sinergia tra Clan Messina e Logaritmo che hanno unito le forze per il raggiungimento di obiettivi ambiziosi, sia in campo seniores e che giovanile. Sono certo che da tali esperienze verrà fuori qualcosa di positivo, che porterà sempre più in alto il livello del nostro rugby.
Chiudo dicendo che in questo fine settimana si terrà ad Enna la riunione delle società siciliane e, in contemporanea, avrà luogo la prima edizione dell’Enna Rugby Festival, una tre giorni organizzata dalle Aquile Enna, volta alla diffusione del rugby nel territorio.
Umberto Bonaccorsi-ph. Mariagrazia Schiros