Applicare le regole per migliorare il gioco: l’arbitro nel rugby
Quattro chiacchiere con Maurizio Costantino, Referente Organizzativo Regionale per la Sicilia.
Giocatore fino a 25 anni, arbitro da quasi 20 anni, Maurizio Costantino, arbitro nazionale di serie B, ricopre con competenza e professionalità il ruolo di Istruttore e Referente Organizzativo Regionale per la Sicilia.
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L’arbitro nel rugby
Diversamente da altri sport, il rugby riconosce alla figura dell’arbitro imparzialità, giustizia e insindacabilità. Questi sono tre capisaldi sui quali sino ad oggi si è basato il ruolo dell’arbitro.
Negli ultimi tempi, tuttavia, mi è sembrato di rilevare una certa insofferenza sia da parte dei giocatori che di dirigenti e allenatori nei confronti delle decisioni arbitrali, con qualche strascico durante le settimana successiva agli incontri, Non parlo di processi, ma di qualche polemica poco costruttiva. Imputo questo “fenomeno” a una certa diffidenza verso le nuove leve, mentre le figure arbitrali esperte raramente vengono messe in discussione. Probabilmente ciò è dovuto alle “differenti velocità” alle quali le varie componenti del rugby stanno crescendo. Ed è proprio per ovviare a questo tipo di difficoltà che abbiamo pensato di diminuire le distanze tra la classe arbitrale e le società, con incontri periodici con le stesse, sia tramite visite didattiche durante le sedute di allenamento delle squadre o con incontri informativi collettivi. Questo favorisce sia una maggiore conoscenza e comprensione del regolamento che la condivisione del metro di valutazione dell’arbitro nelle varie situazioni di gioco. Il tutto si riversa in una maggiore qualità e quantità di gioco, in quanto riduce sensibilmente il numero di infrazioni durante le partite.
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Parliamo di “numeri”: com’è la situazione in Sicilia?
In Sicilia negli ultimi quattro anni siamo passati da due sezioni, quelle di Catania e Messina, a ben quattro sezioni, con l’attivazione di quelle di Ragusa e Palermo. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a sei entro il prossimo 2016, con l’aggiunta di Enna/Caltanissetta. In termini numerici significa essere cresciuti da quaranta unità alle settanta attuali: i nostri arbitri operano non solo nel territorio di pertinenza del Comitato Regionale Siciliano, ma anche in Calabria, Campania e Lazio. A questi dobbiamo aggiungere gli arbitri nazionali che sono Paolo Schilirò per il gruppo 1, il sottoscritto e Carmelo Censabella per il gruppo 2, ai quali si sono aggiunti i neo promossi Giovanni Gurrieri e Letterio Scopelliti.
Possiamo dire tranquillamente che il reclutamento sia abbastanza soddisfacente, anche se a mio avviso non tutte le società sono “sensibili” all’argomento “formazione arbitrale”. Sarebbe auspicabile, infatti, che ogni società avesse in organico 4 o 5 figure abilitate al ruolo arbitrale, ferme restando competenze, responsabilità e passioni dei singoli soggetti. Intendo dire che a prescindere dall’effettivo svolgimento della attività arbitrale, la presenza di soggetti formati negli organigrammi societari favorisce una diffusione della cultura regolamentare, una maggiore conoscenza dei termini tecnici e della gestualità arbitrale, cosa che non può che riversarsi positivamente sulla qualità delle partite giocate.
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Come si accede alla carriera arbitrale?
Il percorso formativo di un giovane arbitro è duro quanto quello di un giocatore, anche a livello di preparazione fisica, per mettere in grado il futuro direttore di gara di svolgere al meglio il proprio ruolo in campo al pari degli atleti delle due squadre, Il messaggio che vorremmo passasse è quello che nello sport la regola sta al di sopra di tutto, per il corretto svolgimento della gara e nel rispetto dell’essenza dello sport stesso.
Il corso per arbitri è accessibile a tutti coloro che hanno compiuto il sedicesimo anno di età. Si può svolgere attività arbitrale “in deroga” ai ruoli di giocatore, allenatore o dirigente, magari nei campionati under 14 e under 16, proprio per favorire l’accesso al ruolo anche a chi svolga altri ruoli attivi nel rugby.
Il corso è gratuito presso tutte le sezioni italiane e consta di un momento abilitante della durata di due o tre giorni e di alcuni incontri settimanali, tenuti sempre da istruttori della sezione di appartenenza.
Il neo arbitro inizia la sua “carriera” sotto la direzione di un tutor durante lo svolgimento di gare Under 14. Dopo questo periodo di tutoraggio inizia la scalata in ambito regionale delle varie categorie, fino alla direzione di gare di serie C. I giovani più promettenti possono essere segnalati per l’accesso all’accademia arbitrale o al gruppo Nazionale C o B: verranno osservati da commissari che li valuteranno per il passaggio a panels sempre più prestigiosi. La carriera arbitrale in campo finisce al compimento del 55esimo anno di età, ma si può rimanere in organico rivestendo diversi ruoli operativi, come il tutor, formatore, commissario di campo, unitamente ad altre figure previste dall’organigramma della CNAr.
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Cosa provi quando dirigi un incontro?
A prescindere che si tratti di un incontro di Under 14 o di serie B per me arbitrare è sempre meraviglioso. Giocare assieme agli altri è bellissimo. Questo sport ti entra nel sangue, a prescindere dall’averlo praticato come atleta o meno. Sei parte del gioco, anche con un fischietto in mano e con responsabilità e compiti diversi da quelli degli atleti delle due squadre.
Umberto Bonaccorsi-ph.Mariagrazia Schiros