Il cuore neroverde di Maurizio Zaffiri: « Il Rugby L’Aquila è un qualcosa di più di una semplice squadra sportiva »

Il cuore neroverde di Maurizio Zaffiri: « Il Rugby L’Aquila è un qualcosa di più di una semplice squadra sportiva »

Per L’Aquila Rugby 1936 dicembre può risultare cruciale con  le sfide  di alta classifica contro Accademia Federale, Colorno e Lyons Piacenza. Un trittico da brividi che non spaventa la bandiera del rugby aquilano, Maurizio Zaffiri.

In questa stagione torni ad essere il capitano della squadra, in più ti troviamo in questa nuova veste di preparatore atletico. Dopo la retrocessione, ti sei messo sulle spalle la squadra?

Non proprio. Collaboro con la professoressa Serena Chiavaroli e lo staff tecnico ma non è tanto il discorso di mettersi la squadra sulle spalle. Per me, come per altri giocatori aquilani, il Rugby L’Aquila è un qualcosa di più di una semplice squadra sportiva. È un pezzo di cuore e al di là di tutte le vicissitudini, abbiamo deciso di restare a L’Aquila, metterci a disposizione per quel che ci è possibile.

Questa tuo ruolo di preparatore atletico è modo per rimanere legato al mondo del rugby anche in futuro?

Lo sport è un ambiente veramente eccezionale. Quando sei giovane ti senti più maturo e quando sei maturo ti senti più giovane. Questo perché in una squadra di rugby, oltre alla parte tecnica e puramente sportiva, c’è una profonda  parte sentimentale formata da rapporti umani e amicizie. Nel rugby soprattutto, perché qualche volta si rischia grosso con gli impatti fisici. Tutto ciò fa si che dentro il campo, e soprattutto fuori, il gruppo sia realmente molto forte.

La retrocessione della scorsa stagione brucia ancora visto anche il fallimento dei Crociati e il mancato ripescaggio del Pro Recco che ha portato l’Eccellenza a undici squadre?

Purtroppo la situazione socio-economica italiana è questa e non riguarda solo i Crociati che sono scomparsi a tutti gli effetti. Molte società hanno problemi economici. Personalmente  non brucia nel senso che è una ferita che rimarrà per sempre. Il mio problema più grande, una volta metabolizzata sul campo, è stato quello di incrociare gli sguardi degli ex giocatori del periodo storico de L’Aquila anni ottanta. Non perché ci hanno fatto pesare la retrocessione, ma io sono cresciuto con l’immagine di quella squadra di guasconi, quasi tutti aquilani che quando si mettevano la maglia riuscivano a vincere. Erano i portabandiera  della città e tutto questo immancabilmente pesa tantissimo. Quest’anno ci siamo rimessi a disposizione perché lo sport ti dà quello che nella vita raramente succede, una seconda possibilità.

Con il cambio di presidenza di quest’estate siete a tutti gli effetti ripartiti?

Il progetto è molto interessante perché tolti un paio di “vecchietti”,  la squadra è molto giovane con un’età media di 21-22 anni. Grazie all’abilità dello staff tecnico, con il capo allenatore Raineri, e con il lavoro fatto durante la preparazione stiamo raccogliendo i frutti e ci troviamo a tre giornate dalla fine del girone di andata primi in classifica. Probabilmente un risultato anche inaspettato, visto che la squadra è stata amalgamata non con giocatori di primo piano o affermati ma con una base abbastanza importante di ragazzi cresciuti nelle giovanili e qualche rinforzo da fuori.

Da primi in classifica, il pareggio nell’ultimo turno con il Valpolicella è un mezzo passo falso?

Può essere considerato un passo falso ma senza voler cercare scuse, abbiamo passato una settimana davvero delicata dal punto di vista delle condizioni ambientali. Ci siamo allenati pochissimo e gran parte degli allenamenti si sono svolti in strutture coperte della grandezza di un campo di calcetto. Questo è pesato abbastanza contro il Valpolicella e per come si era messa la partita ci è andata anche bene.

Affronterete l’Accademia, il Colorno e i Lyons. Il calendario non vi agevola. Pensi che siamo ad un punto cruciale della stagione?

Direi di sì. Il calendario ci ha messo di fronte la seconda, la terza e la quarta in classifica. Tra le squadre favorite abbiamo affrontato solo il Pro Recco, in casa, dove abbiamo vinto  con difficoltà. Queste tre partite sono un banco di prova e le affrontiamo a viso aperto, coscienti delle nostre potenzialità e cercando di esprimere un rugby di buon livello visto che quando lo abbiamo fatto gli avversari sono andati in difficoltà.

Marco Grasso-Ph. MM

In foto, Maurizio Zaffiri in meta contro il Romagna.